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La trasformazione digitale e le Digital Skills

La trasformazione digitale a cui siamo sottoposti in tutti i settori ci impone un aggiornamento continuo delle nostre digital skills, anche dei nostri stili di vita ed interazione con gli altri.

Questo in considerazione che da qualche anno abbiamo una nostra identità digitale che ci pervade sempre di più trasbordando nel reale grazie ai molteplici social network. E’ innegabile che la confidenza con cui le persone si approcciano alla tecnologia è in gran parte merito dell’utilizzo quotidiano dei social che ci fanno affacciare e anche in parte rendere consapevoli dei Rischi/Opportunità del digitale. Questo i paesi più sviluppati lo hanno compreso da sempre.

Negli Stati Uniti sono stati 3,5 i milioni di posti di lavoro persi contro 19 milioni di posti creati, ciò vuol dire che i posti di lavoro si sono quintuplicati rispetto a prima della Rivoluzione Digitale.

Chiaramente il prezzo da pagare per queste nuove opportunità è nella velocità di attuare un cambiamento, che in Italia è sempre stato molto resistente, nella capacità di riconvertirsi, di adattarsi, di imparare nuove skill. La formazione di nuova forza lavoro, dove per nuova non intendiamo solamente i giovani, sarà quindi un aspetto fondamentale di questa trasformazione digitale. Per chiunque sarà importante restare in formazione. Non diffidare dalle nuove tecnologie, ma cercare di allearsi a loro.

Insomma non dobbiamo dolerci che le tecnologie digitali possano rubarci il lavoro. Dobbiamo imparare a sfruttare al meglio il nostro spirito critico, ad elaborare soluzioni innovative, a lavorare in team. Insomma dobbiamo sviluppare al meglio quelle che in gergo sono chiamate soft skill.

Le soft skills

Le soft skill sono le abilità, non specificatamente correlate ad una specifica professione, che i responsabili delle risorse umane valutano di più in un candidato. Riguardano le abilità sociali, comunicative e gestionali. Sono complementari alle hard skill, le capacità tecniche e di amministrazione relativa a una professione.
Oggi la tecnologia e la crescente eterogeneità della società richiedono sempre più la padronanza di competenze traversali nei luoghi di lavoro. Queste capacità vengono utilizzate per interagire con l’ambiente sociale e fisico, gestendo informazioni e interpretando dati.

Le soft skill sono ormai richieste a tutti i livelli. Soprattutto la capacità di imparare e di utilizzare metodologie Agile. Entrambe le competenze (hard e soft skill) combinate sono estremamente importanti per fare passi avanti nel mondo digitale.

Le imprese che dicono di offrire corsi specializzati per fare fronte alla digitalizzazione sono il 41%*.  Ma in pochi sanno maneggiarle davvero: le digital skills, le competenze digitali sempre più richieste su un mercato del lavoro che mastica quotidianamente concetti come analisi dei dati, intelligenza artificiale e blockchain (la “catena dei blocchi” diventata nota come registro contabile dei bitcoin).

La buona notizia è che i dipendenti italiani intravedono più benefici che danni dal fenomeno. Quella cattiva è che non si ritengono attrezzati, né seguiti a sufficienza per colmare una lacuna che potrebbe minacciarne la sopravvivenza professionale.

I numeri del gap sulla penetrazione delle tecnologie digitali

L’80% dei dipendenti del nostro paese considera «positivamente il crescente impatto della tecnologia sul mondo del lavoro», con un occhio di riguardo per le potenzialità che potrebbero essere sprigionate dall’artificial intelligence. Peccato che una quota identica, l’80%, si senta «sotto pressione» sulle proprie competenze, delegando ai datori di lavoro il compito di «predisporre piani di formazione per consentire ai dipendenti di acquisire le competenze mancanti». Una speranza che rischia di essere delusa: solo il 41% delle imprese è corso ai ripari con programmi di formazione specializzati, mentre appena il 50% degli intervistati ritiene che le università forniscano le competenze adatte.

Una media pari al 18% in meno rispetto alla media globale e al -15% rispetto agli standard europei.

Vediamo quali sono le competenze maggiormente richieste nel 2019:

PROGRAMMAZIONE E SVILUPPO WEB E APP

Il cuore di qualsiasi prodotto tecnologico o servizio digitale è la programmazione. I linguaggi di base che necessitano la maggior parte delle posizioni di programmazione includono Bootstrap, PHP / JavaScript e MySQL. Avere un portafoglio di progetti che dimostrano le capacità di programmazione può anche aiutare a convalidare le proprie conoscenze e competenze e conquistare il ruolo dei sogni. Esperienze di sviluppo web mobile e reattivo daranno un vantaggio notevole rispetto ad altri candidati.

Con molte grandi aziende che creano le proprie app e molte startup incentrate sullo sviluppo di app, qualsiasi esperienza nel creare e/o programmare app è molto apprezzata. Il fatto che un candidato sia in grado di combinare elementi di programmazione e sviluppo web è un ulteriore vantaggio.

DIGITAL DESIGN

Siti web, app e servizi digitali hanno una cosa in comune. Un’interfaccia utente. Qualsiasi progettista con esperienza nella creazione di esperienze utente efficaci e dinamiche sarà molto richiesto dalla maggior parte delle aziende.

PROJECT MANAGEMENT

Il project management non è auspicabile esclusivamente per le società tecnologiche, ma è una parte vitale dello sviluppo di prodotti e servizi digitali. La comprensione di una serie di metodologie come SCRUM e AGILE renderà il CV molto più appetibile.

PRODUCT MANAGEMENT

Un’altra competenza che non è esclusiva dello sviluppo del software, ma che è comunque particolarmente utile è la gestione dei prodotti. In particolare, i servizi software devono disporre di un piano di gestione del ciclo di vita. La continua crescita di software come servizi renderà la gestione dei prodotti sempre più parte integrante delle mansioni professionali.

DIGITAL MARKETING E SOCIAL MEDIA

Per promuovere i loro prodotti e servizi, le aziende guardano sempre di più al marketing digitale. La comprensione di come ottenere il miglior rapporto qualità-prezzo dalla più ampia gamma di reti sarà fondamentale.

Secondo uno studio recente, ci sono 2,7 miliardi di utenti di social media attivi in ​​tutto il mondo. Di questi, 2,5 miliardi sono utenti attivi su dispositivi mobili. Queste cifre mostrano un aumento del 30% degli utenti social mobili in un solo anno, che si prevede aumenterà di anno in anno.

La capacità di comprendere e utilizzare efficacemente i social media è un’abilità fondamentale che ogni professionista dovrebbe avere. Il social media marketing va oltre la pubblicazione di un tweet o di un aggiornamento di Facebook; si tratta di comprendere la relazione dinamica tra marchi, influencer e consumatori. Per dirla semplicemente, le aziende devono raggiungere i clienti in modi che indirizzano il traffico al loro sito web o al prodotto per una potenziale conversione.

I social media hanno permeato il tessuto della nostra società e sono diventati la principale fonte di comunicazione e flusso di informazioni tra creatori di contenuti e consumatori. Gli educatori che riconoscono l’influenza dei social media dovrebbero comprendere le complessità di ciascuna piattaforma e la sua influenza potenziale per massimizzare l’impegno della comunità.

Le PR di oggi si svolgono quasi esclusivamente attraverso i social media. Twitter, Facebook, Instagram e innumerevoli altre piattaforme offrono alle aziende tecnologiche un accesso diretto a clienti, opinion leader ed evangelisti. I migliori manager di PR sono i gestori dei social media.

BIG DATA ANALYTICS

Le aziende raccolgono enormi quantità di dati che possono essere estremamente preziosi per loro se hanno un esperto di Analytics che può dare un senso a tutto questo.

Nonostante il 95% della popolazione globale viva in un’area coperta da almeno una rete mobile 2G e che la rapida crescita dell’accesso a internet e della connettività abbia spianato la strada allo sviluppo di un’economia digitale in tutto il mondo, esistono ancora gravi disparità a causa della mancanza di competenze digitali, sia nei paesi sviluppati, che in quelli in via di sviluppo.

*Fonte Il Sole 24 Ore

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