
“La tecnologia viene spesso interpretata come qualcosa di disumanizzante, se ne paventano soprattutto i rischi per l’occupazione, in un’ottica neo-luddista, senza cogliere invece le prospettive di sviluppo collegate all’innovazione. Direi che dobbiamo aspettarci una trasformazione non solo tecnologica e applicativa, ma culturale ed esistenziale.
Il rinnovamento non può riguardare solo il campo manifatturiero o la fruizione di beni e servizi, deve entrare nelle nostre case, investire la domotica, la pubblica amministrazione, la sanità, l’istruzione”. Maria Chiara Carrozza, già Ministro dell’istruzione nel governo Letta del 2013-14, è il primo presidente donna del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
In un’intervista rilasciata a “Molto Futuro”, magazine de il Messaggero, indica la strada da seguire, lungo la quale lavorerà nel nuovo mandato. “Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – precisa – offre a innovazione e ricerca scientifica un’opportunità importante, direi storica, e tutto il Paese ne deve essere consapevole. La scienza è sempre più al servizio dell’umanità, in particolare di chi è solo, di quelle fragilità che la pandemia ha reso ancor più evidenti e dolorose, per questo dev’essere sostenuta con fiducia. Se lavoriamo tutti assieme, possiamo creare un laboratorio di soluzioni tecnologiche e organizzative, un nuovo umanesimo che abbia l’evidenza scientifica come metodo e il benessere delle persone come obiettivo”. Nessun dubbio sull’opportunità di favorire continue sinergie tra pubblico e privato. “Come presidente intendo guidare il Cnr verso la sua missione su tutti e tre i pilastri della ricerca: l’eccellenza scientifica, l’innovazione sociale e la leadership industriale. Nell’ultimo anno – osserva – la tecnologia è entrata a far parte delle nostre vite in modo insostituibile, dalla comunicazione al lavoro”.
Fonte: MOLTO FUTURO – 20/05/2021